In principio


“IN PRINCIPIO” (GV1:1 - GE 1:1)


Premessa


Quando leggo un versetto non mi dovrei solo chiedere " cosa posso capire" ma : " cosa dovrei fare " . Il senso biblico è questo. La bibbia è stata scritta per indurmi a compiere determinate azioni che possono farmi ottenere l'' approvazione di Dio e non per informarmi su cose che non appartengono alla mia sfera.



Con questo in mente se prendo in mano il libro di Giovanni non mi soffermero' su parole che considero chiavi rivelatorie della natura di Dio e Cristo , ad esempio : " in principio" ( 1:1 ) per stabilire una presunta coeternità dei personaggi implicati ma andrò a capire cosa mi sta dicendo di fare tenendo conto non solo del singolo versetto ma considerando l' intero contesto.


Concentrandomi sulle esortazioni pratiche relative alla mia condotta considerero' la parola "principio" come una logica introduzione di un libro che mi sta dando delle ragioni che stanno molto al di sopra della mia limitata umanità sia in termini di tempo che in termini di spazio per porre la mia attenzione sulla figura del Cristo. Infatti dopo aver doverosamente ricordato la provenienza , il rango e il ruolo della parola rispetto a noi , Giovanni pone davanti a tutti l'esempio di Giovanni Battista come un uomo mandato da Dio agli uomini per preparare la strada al Cristo , la futura figura di riferimento , la luce , verso la quale ogni uomo deve protendersi e imitare per ottenere per sé stesso e per dispensare ad altri la luce spirituale , e , quindi , la salvezza.


Guardando il libro in quest' ottica di responsabilità individuale non mi soffermerò sulle frasi : " la parola era un Dio" o "Dio" o "in principio" vedendo in queste la rivelazione di una condivisione di sostanza e di eternità col Padre ,perche' il libro non' è stato scritto allo scopo di rivelare e far comprendere a me , semplice mortale , queste cose


Il contesto del libro mi sta ricordando che Gesù è la 'luce' ovvero la 'guida' nella mia vita : "illumina ogni sorta di uomo"(1:9) ma se non gli ubbidisco non vedrò la vita (3:36) Mi fermo a questo e mi basta . Non vado oltre. Credo che Gesù e il Figlio di Dio mandato per farmi ottenere la salvezza ma mi rendo anche conto che devo dimostrare questa fede con delle opere concrete . Questo e' lo scopo per cui sono scritti i libri della Bibbia come evidenzia Paolo in 2 Timoteo 3:16 : "Tutta la scrittura è ispirata da Dio e utile ...per ogni opera buona"


Fatta questa premessa appianatoria passo a presentare la nostra posizione ( ovviamente non filosofica ) sul termine " principio " riferito a Cristo.


Accostamento GV 1:1 - GE 1:1


Riguardo alle espressioni "in principio era la parola" e " ogni cosa venne all' esistenza per mezzo di lui " non le consideriamo degli accostamenti a quelle contenute in Genesi 1:1 che dice " in principio Dio creò i cieli e la terra" come se "la parola" descritta in Giovanni , attraverso la quale "ogni cosa venne alla' esistenza" sia in realtà Dio stesso che creò i cieli e la terra. Perché no ?.


Non li consideriamo degli accostamenti validi per sostenere la coeternita' del Figlio col padre e quindi l'identificazione nel Padre stesso , perche' la Bibbia rivela che Cristo fu la prima creatura portata all'esistenza da Dio , il "primogenito della creazione" , il "principio della creazione di Dio" e che Dio si compiacque di utilizzarlo come artefice per far venire all'esistenza tutte le altre cose. Un ruolo grandissimo , divino certamente , ma comunque subordinato al Padre.


Questa è un ottica non filosofica nella quale la parola "principio" non assume un connotato diverso rispetto a quello di "punto di partenza" a livello temporale , precedentemente il quale ciò che viene descritto non c'era.


Diverse chiavi di lettura


Le chiavi di lettura del testo biblico sono dunque due : la chiave filosofica e quella non filosofica.


Con quale chiave dovremmo intendere la parola "principio" riferita a Gesu' e contenuta in diverse parti delle scritture greche (NT) ?.


Secondo una logica molto semplice che non pretende di travalicare il senso suggerito dal contesto che riteniamo essere quello di "principio temporale" 


Ad esempio la definizione “Figlio di Dio” riferita alla parola in Gv 1:1 denota un principio temporale per il semplice fatto che un figlio è sempre più giovane di un padre.


Del Padre invece , la Bibbia non indica un principio nel tempo.


Infatti Salmo 90:2 dice :

 

“Prima che i monti stessi nascessero, o che tu generassi come con dolori di parto la terra e il paese produttivo, fin da tempo indefinito a tempo indefinito tu sei Dio”


Nella Bibbia non vi sono indicazioni che “figlio”, usato in riferimento al “Figlio primogenito”, non significa realmente “figlio”. 


Apocalisse 3:14


Un ' altra espressione biblica simile che potrebbe essere letta in chiave filosofica e non , è quella di Apocalisse 3:14 dove il Cristo viene definito : " il principio della creazione di Dio ” (La Bibbia Concordata), o “l’origine della creazione di Dio” (An American Translation). ?


Il prof , intendendo naturalmente l'espressione in chiave filosofica mi scrive che in questo caso la parola greca normalmente tradotta “principio” è in realtà più o meno l’equivalente della parola italiana “archetipo”


Anche un teologo di nome Albert Barnes , interpreta la parola "principio" in Apocalisse 3:14 in chiave filosofica intendendo Cristo come il Principe o il Capo della creazione ma non esclude che la parola greca possa riferirsi anche ad un principio temporale in quanto dice :


“La parola si riferisce giustamente all’inizio di una cosa, non al fatto d’esserne l’autore, e indica giustamente primato nel tempo, e primato nel rango, ma non primato nel senso di far venire all’esistenza qualcosa. . . . La parola, perciò, non ha il senso di autore, come per indicare che uno è il principio di qualcosa nel senso che lo fece venire all’esistenza...Se fosse dimostrato da altre fonti che Cristo fu, in effetti, un essere creato, e il primo che Dio aveva fatto, non si può negare che questo linguaggio esprimerebbe appropriatamente quel fatto”— Barnes’ Notes on the New Testament, pag. 1569.


Altri riferimenti 


In se stessa la parola “principio” dà l’idea dell’inizio in qualche tempo passato e vi sono riferimenti biblici che lo illustrano come quello di I Giovanni 3:8 dove si legge:

 

“Il Diavolo ha peccato dal principio”


In questo caso "principio" indica un inizio determinato nel tempo e si riferisce all’inizio della ribellione di Satana contro Dio.


Tornando alle due chiavi di lettura , anche nel libro di Colossesi ed Ebrei troviamo termini riferiti a Cristo che potrebbero essere interpretati in chiave filosofica : 


Colossesi 1:


“l’immagine d’Iddio invisibile, il primogenito di tutta la creazione...in Lui sono state create tutte le cose...il principio...il primogenito dai morti...."


Ebrei 1 :


“In questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo”.


Questi passi , comunque , letti in chiave non filosofica rivelano che il Figlio non è il Creatore ma l'artefice della creazione di Dio ( ovvero l'esecutore ), non è uguale al Padre suo , ebbe un principio nel tempo e fu il primo essere umano ad essere risuscitato alla vita celeste


Conclusione


In definitiva , al di la' dell' interpretazione , che il nostro retaggio culturale ci porta a fare ,dovremmo comprendere il vero nocciolo della questione e cioe' comprendere che in questi versetti si parla del ruolo fondamentale che Cristo riveste per la nostra salvezza e non per informarci o stabilire se ebbe o meno un principio nel tempo . Francamente non ci riguarda , non ci interessa e non ci salva sapere che cos'e' Cristo rispetto a Dio . Mentre ci riguarda , ci interessa e ci puo' salvare sapere che cos'e' Cristo rispetto a noi . Se Dio avesse ritenuto necessario e utile farci comprendere l' incomprensibile ci avrebbe dato una mente per farlo , ossia , non umana e l'avrebbe esplicitamente rivelato . Ma la Bibbia e' stata scritta per essere umani che se non fosse per l' immeritata benignita di Dio e di Cristo sarebbero invariabilmente destinati a tornare alla polvere. Ecco perche' nella Bibbia non c'e' una conoscenza filosofica , perche' una conoscenza filosofica e ' di per se stessa vuota, non ci serve e Dio lo sa . Nella Bibbia c'e' una conoscenza profonda ma pratica e utile alla nostra salvezza , è per questo l' ha fatta scrivere. Come rilevò l’apostolo Giovanni riguardo a quello che aveva scritto dei segni di Gesù: 


“Questi sono stati scritti affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e affinché, credendo, abbiate la vita”. — Giov. 20:31.