Accostamenti non scritturali


Risposte al professor Anchieri Mariano


In questa parte andrò a considerare alcuni passi scritturali che un mio ex professore di lettere in pensione ,catechista , studioso e conoscitore di greco , latino e filosofia greca ha accostato alle parole di Gesu' per equiparare la divinità di Cristo a quella di Dio. Nelle mie risposte non metterò in discussione la divinità di Cristo , la quale poggia effettivamente su prove scritturali solide , piuttosto vedremo come questi accostamenti non portano a concludere che la divinità di Cristo lo porti ad essere il Vero e Onnipotente Dio


Cristo è un essere divino , ma è Dio ?


Il prof mi scrive 


Gv 1:1 Ἐν ἀρχῇ ἦν ὁ λόγος “In principio il Logos era” è un chiaro riferimento a Esodo 3:14 “Io sono” che è all’origine del nome YHWH. D’altra parte in Giovanni piu volte Gesu lo ripete: 


Gv 8:24 : “Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati”


Gv 8:28 : “Disse allora Gesu: Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, cosi io parlo. 


Gv 8:58 : “Rispose loro Gesu: In verita, in verita vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono.” 


Gv 13:19: “Ve lo dico fin d'ora, prima che accada, perche, quando sara avvenuto, crediate che Io Sono.”


Risposta


Prima di esaminare la validità di questi accostamenti e' importante stabilire qual'è la traduzione corretta del versetto


In ebraico Esodo 3:14 recita : אֶהְיה אֲשׁר אֶהְיה (’Ehyèh ’Ashèr ’Ehyèh)


In greco è tradotto Egò eimi ho on, “Io sono L’Essere”, o “Io sono Colui che esiste


In latino l’espressione è resa. “ego sum qui sum”, “Io sono colui che sono”


Ehyèh deriva dal verbo ebr. hayàh che significa “divenire; mostrar d’essere”. 


In Esodo 3:14 Ehyèh è all’imperfetto, prima persona sing., e significa “Io diverrò”, o “Io mostrerò d’essere”. Pertanto non va tradotto mettendo in evidenza l'autoesistenza di Dio (io sono colui che sono) ma a ciò che egli ha in mente di divenire nei confronti di altri.(io diverro ciò che diverro') 


Da qui arriviamo anche al significato del tetragramma ebraico יהוה, YHWH che troviamo al versetto successivo ( Esodo 3:15) . Anche il tetragramma è un verbo: la forma causativa, all’imperfetto, del verbo ebraico הוה (hawàh, “divenire”) e pertanto significa “Egli fa divenire”. 


Il tetragramma (verso 15) è gia' di per se'un nome ricco di significato ma accostato ad un'ulteriore definizione di se stesso (verso 14) Geova si rivela come il Dio che ha la capacita' di realizzare sempre i suoi propositi.

Traduzione corretta


Anche se diverse traduzioni traducono Esodo 3:14 con "io sono colui che sono" altre lo traducono tenendo conto del significato dei verbi ebraici e anche del contesto.


La traduzione di Leeser (inglese) traduce il verso in questo modo : “Io sarò quel che sarò”


L’Emphasised Bible di Rotherham la rende “Io diverrò qualunque cosa mi piaccia”. 


Uno studioso di nome Gansfort era convinto che se Tommaso D’Aquino e altri avessero conosciuto l’ebraico “avrebbero scoperto che il nome di Dio rivelato a Mosè non significa ‘Io sono colui che sono’, ma ‘Io sarò colui che sarò’(Wessel Gansfort (1419-1489) and Northern Humanism)


Riguardo a questa espressione il dott. J. H. Hertz disse:  “Per gli israeliti in schiavitù il senso sarebbe stato: ‘Benché Egli non abbia ancora manifestato la Sua potenza verso di voi, lo farà; Egli è eterno e certamente vi redimerà’. La maggioranza dei contemporanei segue Rashi [commentatore biblico e talmudico francese] traducendo [Esodo 3:14] ‘Io sarò colui che sarò’”. — The Pentateuch and Haftorahs, Oxford 1941, vol. 1, p. 215.


Corretta traduzione , corretto intendimento


Il rispetto del significato delle espressioni ebraiche riportate in Esodo 3:14 permette di comprendere il corretto intendimento del contesto Gli Israeliti non avevano bisogno di sapere quale fosse il nome di Dio ;conoscevano già il nome Geova , perché gli antichi patriarchi Abraamo Isacco e Giacobbe lo utilizzavano ; ciò che volevano capire era se il nome Geova era tale ( o di reputazione tale ) da garantire loro liberazione e salvezza dalla tirannia .La traduzione fuori contesto e filologicamente sbagliata“Io sono colui che sono” , avrebbe semplicemente sottolineato le sua esistenza e identita' ma senza far pensare agli Ebrei ad un suo intervento in loro favore per cui non avrebbe garantito loro molto , mentre la traduzione filologicamente più corretta ed in armonia col contesto : “Io mostrerò d’essere ciò che mostrerò d’essere” o “io diventerò ciò che vorrò” garantiva loro qualcosa in relazione al fatto che questo Dio sarebbe intervenuto in qualche modo nel loro futuro” 


Questa premessa era doverosa perché il tradurre scorrettamente il versetto di Esodo 3:14 fa la differenza nel vederci o non vederci accostamenti in chiave trinitaria con alcune espressioni di Gesù


Ma andiamo ad analizzare piu' nel dettaglio questi accostamenti

1°accostamento Esodo 3:14-Giovanni 8:24,28 


Contesto: In Giovanni al capitolo 8 si parla di Gesù che dice ai farisei che lui è la luce del mondo : “io sono la luce del mondo” Dicendo questo Gesù non si sta identificando con Geova né si sta riferendo al modo in cui Geova si era rivelato a Mosè , ma sta dicendo a quegli arroganti e presuntuosi giudei che lui è colui che loro avrebbero dovuto riconoscere quale messia di cui il profeta Isaia aveva predetto : 


“Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una gran luce. In quanto a quelli che dimoravano nel paese della profonda ombra, la luce stessa ha rifulso su di loro.” (Isaia 9:2)


“Io stesso, Geova, ti ho chiamato nella giustizia, e ti afferravo per la mano. E ti salvaguarderò e ti darò come patto del popolo, come luce delle nazioni” (Isaia 42:6)


Simeone l’uomo giusto,riverente e pieno di spirito santo che serviva fedelmente Dio riconobbe in Gesù questo ruolo. Infatti quando il piccolo Gesù gli fu portato proruppe in una preghiera di ringraziamento al Padre , nella quale disse : "Ora, Sovrano Signore, tu lasci andare in pace il tuo schiavo secondo la tua dichiarazione; 30 perché i miei occhi hanno visto il tuo mezzo di salvezza 31 che hai preparato alla vista di tutti i popoli, 32 luce per rimuovere il velo dalle nazioni e gloria del tuo popolo Israele”. (Luca 2:29-32) 


Varie scritture indicano che anche i seguaci di Gesù avrebbero dovuto far risplendere la luce della verità :


(Daniele 12:3) “E quelli che hanno perspicacia splenderanno come lo splendore della distesa; e quelli che conducono molti alla giustizia, come le stelle a tempo indefinito, sì, per sempre.


(Matteo 5:14-16) “Voi siete la luce del mondo. Una città non può essere nascosta quando è situata sopra un monte. 15 Non si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, ed essa risplende su tutti quelli che sono nella casa. 16 Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre eccellenti opere e diano gloria al Padre vostro che è nei cieli.


(Atti 13:46, 47) E parlando intrepidamente, Paolo e Barnaba dissero: “Era necessario che la parola di Dio fosse annunciata per prima a voi. Siccome la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco, noi ci rivolgiamo alle nazioni. 47 Infatti, Geova ci ha imposto comandamento con queste parole: ‘Ti ho costituito come luce di nazioni, affinché tu sia una salvezza fino all’estremità della terra’”.


(Filippesi 2:15) affinché siate irriprovevoli e innocenti, figli di Dio senza macchia in mezzo a una generazione perversa e storta, fra la quale risplendete come illuminatori nel mondo


Considerata la diversità dei contesti ritengo davvero una forzatura accostare le parole di Gesù riportate in Giovanni 8:24,28 con quelle di Geova in Esodo 3:14 e interpretarle come una prova della trinita'

2°accostamento Esodo 3:14-Giovanni3:19


Contesto : il Cristo predice il tradimento di Giuda. 


Al verso prima , il 19 , viene detto : “..si deve adempiere la Scrittura:Colui che mangia il pane con me , ha levato contro di me il suo calcagno”


E due versi dopo , al 21 , si legge : “In verità,in verità vi dico: uno di voi mi tradirà”


Considerati i versetti circostanti e il significato stesso dell’espressione di Gesù del versetto in questione “Ve lo dico fin d'ora, prima che accada, perche, quando sara avvenuto, crediate che Io Sono” si comprende che quel “Io sono” (“sono io” NM) si riferisce alle credenziali di profeta che Gesù possiede e che sta presentando ai discepoli per dare loro fiducia in lui e non si può accostare a ciò che Geova rivelò a Mosè sul Sinai circa il significato del suo nome.


3° accostamento Esodo 3:14-Giovanni 8:58


In Giovanni 8:58 varie traduzioni, fra cui il testo CEI, fanno dire a Gesù: “Prima che Abramo fosse, Io Sono” 

.

Chi sostiene la trinità dice che in questo caso Gesù stava dicendo di essere l’“Io Sono” , di Esodo 3:14


Come detto Esodo 3:14 non va tradotto “Io sono colui che sono” ma piuttosto "io sarò colui che sarò"


Contesto di Giovanni 8:58 : Gli ebrei increduli non riconoscono in Gesù il mezzo che Dio ha inviato per la loro salvezza.Vedono solo davanti a loro un uomo che ha meno di 50 anni e riconoscono solo la loro discendenza da Abraamo . Per far capire loro che lui (e non Abramo) e' colui che dovrebbero riconoscere per la loro salvezza Gesù dice loro schiettamente che lui esisteva già molto prima che Abramo venisse all'esistenza. A questo punto gli ebrei lo vogliono lapidare 


Il verso di Giovanni 8:58 si inserisce in questo contesto come una normale e logica risposta che Gesù da' a quegli ebrei riguardo alla sua antecedenza rispetto ad Abraamo (e quindi alla sua superiorita') ma non ha lo scopo ne' di esprimere carattere e misura della sua esistenza in senso stretto ne' tantomeno di enunciare una presunta identificazione col Padre


Onestamente trovo davvero poco sensata l'espressione "Prima che Abramo venisse all' esistenza Io Sono" ma tralasciando la mia sensibilità' espressiva vediamo di analizzare un po' più nel dettaglio la costruzione grammaticale del versetto per vedere se si trova qualche ragione per accostarlo con Esodo 3:14


Costruzione grammaticale del versetto:


Riguardo alla costruzione grammaticale di Giovanni 8:58 A Grammar of the Idiom of the New Testament, di G. B. Winer, VII ed., Andover, 1897, p. 267, dice: 


“Alcune volte il Presente include anche un tempo passato (Mdv. 108), come quando il verbo esprime uno stato iniziato in precedenza ma che continua ancora, uno stato nella sua durata; come Gv. xv. 27 ἀπ’ ἀρχη̃ς μετ’ ἐμου̃ ἐστέ [ap’ archès met’ emoù estè], viii. 58 πρὶν ᾿Αβραὰμ γενέσθαι ἐγὼ εἰμι [prin Abraàm genèsthai egò eimi]”.


Similmente, A Grammar of New Testament Greek, di J. H. Moulton, vol. III, a cura di Nigel Turner, Edimburgo, 1963, p. 62, dice: 


“Il Presente che indica la continuazione di un’azione nel passato e fino al momento in cui si parla ha praticamente valore perfettivo, e la sola differenza è che l’azione è concepita come ancora in corso . . . È frequente nel NT [Nuovo Testamento]: Lc 248 . . . Gv 56 858 . . .”.


Esempi della stessa costruzione si trovano in Lu 2:48; Gv 5:6; 14:9; 15:27; At 15:21; 2Co 12:19; 1Gv 3:8.


Ecco alcune versioni che usano questa costruzione grammaticale in Giovanni 8:58:


IV-V secolo “prima che Abraamo fosse, io sono stato” Siriaca curetoniana, ed. The Curetonian Version of the Four Gospels, a cura di F. Crawford Burkitt, vol. 1, Cambridge (Inghilterra), 1904.


V secolo “prima che Abraamo venisse all’esistenza io ero” Siriaca, ed. A Translation of the Four Gospels from the Syriac of the Sinaitic Palimpsest, di Agnes Smith Lewis, Londra, 1894.


V secolo “prima che Abraamo esistesse, io ero” Pescitta siriaca, ed. The Syriac New Testament Translated into English from the Peshitto Version, di James Murdock, VII ed., Boston e Londra, 1896.


V secolo “prima che Abraamo venisse all’esistenza, io ero” Georgiana, ed. The Old Georgian Version of the Gospel of John, di Robert P. Blake e Maurice Brière, pubblicato in “Patrologia Orientalis”, vol. XXVI, fascicolo 4, Parigi, 1950.


VI secolo “prima che Abraamo nascesse, io ero” Etiopica, ed. Novum Testamentum . . . Æthiopice, di Thomas Pell Platt, riveduto da F. Praetorius, Lipsia, 1899.


1869: “Da prima che Abraamo fosse, io sono stato”. The New Testament, di G. R. Noyes.


1935: “Io esistevo prima che Abraamo nascesse!” The Bible—An American Translation, di Smith e Goodspeed.


1965: “Prima che Abraamo nascesse, io ero già colui che sono” Das Neue Testament, di Jörg Zink.


1981: “Io ero in vita prima che Abraamo nascesse!” The Simple English Bible.


Quindi l'azione espressa in Gv 8:58 iniziò “prima che Abraamo venisse all’esistenza” ed è ancora in corso. In tale contesto εἰμί (eimì), prima persona singolare del presente indicativo, si può correttamente tradurre con un tempo passato come l’imperfetto indicativo o il passato prossimo. 


Esempi della stessa costruzione sintattica si trovano in Lu 2:48; Gv 5:6; 14:9; 15:27; At 15:21; 2Co 12:19; 1Gv 3:8.


Riguardo a questa costruzione A Grammar of the Idiom of the New Testament, di G. B. Winer, VII ed., Andover, 1897, p. 267, dice: 


C’è da notare che l’espressione ebraica “e io sono lui” , wa’ani-hù’ ebraica è usata anche dall’uomo. Ad esempio l’espressione che Davide usa in 1Cr 21:17 “non sono stato io..?” o “non sono forse stato io..?”(CEI) si traduce letteralmente dall’ebraico “e io sono lui” , wa’ani-hù’ (Ebr) ; egò eimì (gr)


Preesistenza di Gesu'


Continuiamo ad esaminare il presunto accostamento analizzando il  contesto biblico piu' ampio circa la preesistenza di Gesu' ,concentrandoci in particolare sui versetti di Proverbi 8:22, 23 che dice :


“Geova stesso mi produsse come il principio della sua via, la prima delle sue imprese di molto tempo fa. Da tempo indefinito fui insediata, dall’inizio, da tempi anteriori alla terra.”


Il testo della CEI legge : “Dall’eternità sono stata costituita, fin dal principio, dagli inizi della terra. Quando non esistevano gli abissi, io fui generata”

 

Nell' ebraico biblico il termine tradotto "tempo indefinito' (NM) e "eternita'"(CEI) e' ‛ohlàm.


Ohlàml esprime l’idea di tempo indefinito o incerto. Un lessicografo lo definisce “tempo nascosto, cioè oscuro e lungo, di cui è incerto o indefinito il principio o la fine”. (W. Gesenius, A Hebrew and English Lexicon of the Old Testament, trad. inglese di E. Robinson, 1836, p. 746)


Solo a volte il termine ‛ohlàm si riferisce a qualcosa di eterno. 


Ad esempio Isaia riferendosi all’Iddio Onnipotente scrisse: 


“Geova, il Creatore delle estremità della terra, è Dio a tempo indefinito”(Isaia 40:28) e il salmista disse che Geova è “da tempo indefinito fino a tempo indefinito”(Salmo 90:2) intendendo che è eterno. 


Tuttavia, di per sé, l’espressione ebraica ‛ohlàm non significa “per sempre”.o “da sempre” Spesso si riferisce a qualcosa la cui esistenza può essere ‘a tempo indefinito’, nel senso che non è precisato il tempo del suo inizio o della sua fine. Per esempio, il patto della Legge, era ‛ohlàm : ‘di durata indefinita’ ma non era eterno perché ebbe un inizio ed ebbe una fine con la morte di Gesù e con l’istituzione di un nuovo patto. ( “Faccio un patto con voi, come il Padre mio ha fatto un patto con me, per un regno”. (Luca 22:29) Anche il sacerdozio aaronnico, era ‛ohlàm ‘di durata indefinita’, iniziò con la procedura d’insediamento , ma ebbe una fine. — Esodo 40:15; Ebrei 7:11-24; 10:1.


Comunque , a prescindere da come si scelga di tradurlo , il versetto evidenzia la preesistenza della Sapienza personificata che i primi cristiani applicarono chiaramente nella figura di Cristo. 


Lo studioso Edmund J. Fortman, sostenitore della Trinità, scrive: 


“Paolo lo applicò [il brano di Proverbi 8:22-31] al Figlio di Dio. Gli apologisti lo usarono per dimostrare a gentili ed ebrei la preesistenza della Parola e il Suo ruolo nella creazione”


Preesistenza confermata da Gesù stesso in Giovanni 8:58


Anche in questo caso quindi , considerati contesto e costruzione grammaticale del versetto non trovo proprio alcuna ragione per poterlo accostare ad Esodo 3:14


4° accostamento Esodo 3:14-Giovanni 1:1


Per accostare il versetto il prof evidenzia il verbo "era" (“in principio il logos era”) 


Personalmente non considero molto giusto isolare il verbo essere a sé e accostarlo a Esodo 3:14. Una frase va presa nella sua interezza e la frase non termina col verbo essere :


“Il logos era …” cosa era ?” …. “ un essere divino”.... “un dio” ...."dio” .....“di natura divina” …. (frase compiuta.)


Per un'analisi dettagliata della traduzione e dell'intendimento corretto di Giovanni 1:1 si veda la pagina "Logos" ma intanto basti dire che nemmeno in questo versetto trovo un cosiddetto "chiaro riferimento al biblico ““Io Sono" per le stesse ragioni spiegate prima : diversità dei contesti e non correttezza della traduzione “


Il prof continua con altri accostamenti:


Luca 1,35: “Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio” 


Suo commento:


“l’ espressione stenderà la sua ombra - ἐπισκιὰσει: è in riferimento alla nube misteriosa che indicava la presenza di Dio nel santuario”


Indica Matteo 17,5 che riporto :


“Mentre parlava ancora, ecco, una nube luminosa li coprì con la sua ombra, ed ecco, una voce dalla nube che diceva: “Questo è mio Figlio, il diletto, che io ho approvato; ascoltatelo”.

 

Prosegue con l’accostamento riguardo alla nube:


Es. 16,10: “Ora mentre Aronne parlava a tutta la comunità degli Israeliti, essi si voltarono verso il deserto: ed ecco la Gloria del Signore apparve nella nube”; 


Es 19,9: “Il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per venire verso di te in una densa nube, perché il popolo senta quando io parlerò con te e credano sempre anche a te»”; 


Es. 24,15:“Mosè salì dunque sul monte e la nube coprì il monte” 


Suo commento:


“Dio sarà presente in Maria come in un nuovo santuario”


Luca 1,41-41: “Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!” 


Mette questo versetto in relazione a Giuditta 13:18 


“Ozia a sua volta le disse: «Benedetta sei tu, figlia, davanti al Dio altissimo più di tutte le donne che vivono sulla terra e benedetto il Signore Dio che ha creato il cielo e la terra”. 


Suo commento:


“Come corrispondono i primi due termini (benedetta fra le donne) cosi corrispondono i secondi due (il frutto del tuo grembo – il Signore Dio).” 


Come Giuditta ha salvato il popolo di Israele sconfiggendo il nemico, cosi Maria porta la salvezza all’umanita dando un corpo al “Logos” di Dio. 


Interessante anche il parallelo tra Giuditta che taglia la testa ad Oloferne, e la donna di Genesi 3,15: “Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa”.

Esiste anche una “teologia della donna”, molto interessante, che ho sviluppato in una mia catechesi. Non mi risulta che vi sia qualcosa di simile presso di voi"

Risposta


"Ombra" e "potenza" significano "protezione" non "presenza"


Ombra


In senso figurato essere all’“ombra” di qualcosa” significa essere oggetto di protezione, riparo, sicurezza o rifugio. 


A proposito degli stranieri che aveva accolto in casa sua, Lot disse agli uomini di Sodoma: 


“Solo non fate nulla a questi uomini, perché per questo sono venuti all’ombra del mio tetto”. (Ge 19:8) 


Dio, per mezzo del profeta Isaia, annunciò guai per coloro che cercavano rifugio “all’ombra dell’Egitto”, cioè che contavano sulla protezione dell’Egitto. (Isa 30:1-3; vedi anche La 4:20; Ez 31:6, 12, 17). 


Con lo stesso significato viene detto che Dii provvede protettiva ombra al suo popolo:


(Salmo 91:1) Chiunque dimora nel luogo segreto dell’Altissimo Si procurerà albergo sotto la medesima ombra dell’Onnipotente.


(Salmo 121:5) Geova ti custodisce. Geova è la tua ombra alla tua destra.(Il Signore è come ombra che ti copre –CEI)


(Isaia 25:4) Poiché sei divenuto fortezza per il misero, fortezza per il povero nell’angustia che egli prova, rifugio dal temporale, ombra dal caldo, quando il soffio dei tiranni è come un temporale contro un muro.


La Bibbia usa anche espressioni antropomorfe quando dice che Dio offre una simile protezione sotto la sua “mano” o le sue “ali”: 


(Salmo 17:8) Custodiscimi come la pupilla del [tuo] occhio, Voglia tu nascondermi all’ombra delle tue ali,


(Salmo 36:7) Com’è preziosa la tua amorevole benignità, o Dio! E i figli degli uomini si rifugiano all’ombra delle tue ali.


(Salmo 57:1) Mostrami favore, o Dio, mostrami favore, Poiché in te si è rifugiata la mia anima; E mi rifugio all’ombra delle tue ali finché passino le avversità.


(Salmo 63:7) Poiché tu hai mostrato d’essermi di aiuto, E all’ombra delle tue ali grido di gioia.


(Isaia 49:2) E rendeva la mia bocca come una spada affilata. Mi ha nascosto all’ombra della sua mano. E gradualmente fece di me una freccia forbita. Mi occultò nella sua propria faretra.


(Isaia 51:16) E metterò le mie parole nella tua bocca, e con l’ombra della mia mano certamente ti coprirò, per piantare i cieli e porre le fondamenta della terra e dire a Sion: ‘Tu sei il mio popolo’.


Perciò l’espressione di Luca 1:35 “su di te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio” evidenzia la sicurezza della protezione divina sia per Maria che per il piccolo Gesu' da qualunque traccia di peccato e da qualsiasi tentativo di Satana di provocare danni


Potenza


La potenza è uno dei principali attributi di Dio . La usa per creare , rinnovare o distruggere ma anche per proteggere come nel caso degli israeliti che , dopo essere stati liberati dagli Egiziani avevano davanti a loro un “grande e terribile deserto, pieno di serpenti velenosi e di scorpioni”. (Deuteronomio 8:15, Nuova Riveduta) ed erano minacciati dagli attacchi di nazioni ostili. 

Si paragonò ad un aquila quando disse quanto si legge in Esodo 19:4: 


“Voi stessi avete visto ciò che feci agli egiziani, per portarvi su ali di aquile e condurvi a me”. 


Il paragone con l’aquila non era casuale: L’aquila non usa le sue grandi e forti ali solo per librarsi in alto. Nelle ore calde del giorno mamma aquila inarca le ali, che possono misurare più di due metri, e forma un ombrello protettivo per riparare gli implumi aquilotti dal sole cocente. Altre volte avvolge i piccoli nelle sue ali per proteggerli dal vento freddo. Come l’aquila difende i suoi piccoli, così Dio salvaguardò e protesse la nazione di Israele appena nata. Nel deserto il suo popolo avrebbe continuato a trovare rifugio all’ombra delle sue ali possenti finché fosse rimasto fedele


Anche Deuteronomio 32:10-11 descrive la potenza protettiva di Dio esemplificandola all'acquila :


"Lo trovò in una terra desertica, E in un deserto vuoto, ululante. Lo circondava, ne aveva cura, Lo salvaguardava come la pupilla del suo occhio. Proprio come l’aquila scuote il suo nido, Volteggia sopra i suoi piccoli, Spiega le sue ali, li prende, Li porta sulle sue penne remiganti”


Dalle scritture si evince con chiarezza che Dio è in grado di proteggere i suoi servitori con la sua potenza


Salmo 46:1 dice “Dio è per noi rifugio e forza, un aiuto che si può trovare prontamente durante le angustie” ( Qui notiamo lo stretto accostamento tra la potenza, la forza e la protezione, il rifugio)


Questa potenza protettiva Dio la usò anche per proteggere la vita del suo Figlio unigenito nel grembo della vergine ebrea Maria. L' angelo le disse : 


"la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra”. (Luca 1:31, 35)


Da questa analisi si comprende che i termini "potenza" e "ombra" si riferiscono a "protezione divina" non a "presenza divina" Pertanto Luca 1:35 che dice "La potenza dell’altissimo ti coprirà con la sua ombra” significa semplicemente : 'Dio userà la sua potenza per proteggere te e il figlio che porti in grembo nascondendovi da qualsiasi cosa o persona potrebbero danneggiarvi'


Dall'analisi sul significato dei termini quindi ,risulta chiaro che accostare i termini "ombra" e "potenza" alla "nube" che ricopriva il santissino e del tutto fuori luogo . Ma andiamo un po' piu' a fondo analizzando anche il significato biblico del termine 'nube'

Nube


La nube indica in genere presenza invisibile.


Dio disse a Mosè :


“Tu non puoi vedere la mia faccia, perché nessun uomo può vedermi e vivere”. (Esodo 33:20)


Dio, alla cui vista nessun uomo può sopravvivere simboleggiava quindi la sua presenza mediante una nuvola. Vediamo in quali occasioni.


La nube al monte Sinai


Quando al monte diede la Legge a Israele Dio diede un chiaro segno della sua presenza invisibile mediante una densa nuvola che copriva la montagna:


(Esodo 19:16-19) E il terzo giorno quando si fece mattina avvenne che c’erano tuoni e lampi, e una densa nuvola sul monte e un altissimo suono di corno, tanto che tutto il popolo che era nel campo tremava. 17 Ora Mosè fece uscire il popolo dal campo incontro al [vero] Dio, e stettero ai piedi del monte. 18 E il monte Sinai fumava tutto, per il fatto che Geova era sceso su di esso nel fuoco; e il fumo d’esso ascendeva come il fumo di una fornace da mattoni, e l’intero monte tremava moltissimo. 19 Quando il suono del corno si andava facendo sempre più alto, Mosè parlava, e il [vero] Dio gli rispondeva con una voce.


(Esodo 24:15) Quindi Mosè salì sul monte mentre la nuvola copriva il monte.


(Ebrei 12:18, 19) Poiché voi non vi siete accostati a ciò che può toccarsi e che è stato acceso con fuoco, né a un’oscura nube né a fitte tenebre né a tempesta, 19 né a squillo di tromba né alla voce di parole; udendo tale [voce] il popolo implorò che non fosse aggiunta loro alcuna parola.


Dio disse a Mosè che era apparso in questo modo per potergli parlare e affinché il popolo, vedendo, potesse riporre fede in lui quale rappresentante di Dio: 


(Esodo 19:9) A ciò Geova disse a Mosè: “Ecco, verrò a te in una nuvola oscura, affinché il popolo oda quando parlo con te, e in te anche riponga fede a tempo indefinito”. Quindi Mosè riferì a Geova le parole del popolo.


La nube nel tabernacolo


Anche nel tabernacolo all’interno della stanza esclusiva chiamata Santissimo sopra l’arca del patto, c’era una nuvola molto luminosa (Le 16:2) Scrittori ebrei d’epoca postbiblica chiamarono questa nuvola Shekhinàh. (Quando il sommo sacerdote entrava nel Santissimo col sangue di animali nel giorno di espiazione, si trovava di fronte a questa nube che rappresentava la presenza invisibile di Geova. )


La nube quando Gesù era sulla terra


In un’occasione si udì la voce di Geova stesso provenire da una nube luminosa ed esprimere approvazione nei confronti del suo unigenito Figlio. (Anche in quel caso Dio era presente nella circostanza ma non si vedeva.)


La nube alla trasfigurazione di Gesu'


La nube alla trasfigurazione fu accompagnata dalla voce diretta di Dio che esorto gli apostoli ad ascoltare suo figlio.( Anche in quel caso la presenza invisibile di Dio fu indicata dalla presenza della nube)


Nube = invisibilità 


Quando ascese al cielo:


“una nube lo nascose alla loro vista”. (At 1:9) 


A proposito del suo ritorno :


(Rivelazione 1:7) Egli viene con le nubi, e ogni occhio lo vedrà.( nel senso che né discernerà la presenza invisibile dalle manifestazioni che ci saranno) 


(Luca 21:27) E vedranno quindi il Figlio dell’uomo venire in una nube con potenza e gran gloria.


(Matteo 24:30) E allora il segno del Figlio dell’uomo apparirà nel cielo, e allora tutte le tribù della terra si percuoteranno con lamenti, e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo con potenza e gran gloria. (Quando Cristo tornò nel potere del regno la sua presenza fu invisibile al mondo in generale . In un certo senso fu come se una nube lo nascondesse agli occhi di coloro che non lo attendevano e non avevano discernimento spirituale circa il tempo relativo al ripristino del Regno.

Anche nella circostanza in cui Gesù si dipartì dai suoi discepoli e andò in cielo l’angelo disse con chiarezza che Cristo sarebbe tornato “nella stessa maniera” in cui l’avrebbero visto andarsene . Quale maniera ? : Agli occhi di pochi e nascosto in una nube, cioè invisibilmente.)


Questa analisi sull’utilizzo che le scritture fanno della parola nube e sul suo significato nei contesti in cui è inserita esclude il parallelo con l’ombra che coprì Maria perchè ombra e nube sono due parole bibliche diverse con significati diversi e inserite in contesti diversi. 


Ombra = Protezione


Nube= Presenza invisibile


Nel caso relativo a Maria ,l'espressione “La potenza dell' Altissimo ti coprirà con la sua ombra" non vuol dire 'Dio sara' presente in te in una nube come era presente in una nube nell'antico santuario' ma 'Dio con la sua potenza stendera' su di tè la sua ombra protettiva per salvaguardarti da qualsiasi cosa o persona umana o spirituale possa danneggiare te e Gesu'

Se Luca avesse voluto fare un accostamento con la nuvola presente nel santuario avrebbe usato il termine "nube" non " ombra" dicendo : La potenza dell'Altissimo ti coprirà' con la sua nube ( o 'come una nube ) ma Dio nell' ispirare i termini biblici è stato coerente e non ha fornito ragioni per equivocare sul loro significato .

Il libro di Giuditta (libro apocrifo)


Quando fu stabilita la congregazione cristiana i libri apocrifi o deuterocanonici non furono riconosciuti come parte delle Scritture ispirate. A quel tempo il canone delle Scritture Ebraiche era già stato fissato e non includeva il libro di Giuditta


Giuseppe Flavio, storico giudeo del primo secolo, scrisse: 


“Non abbiamo miriadi di libri discordanti e contrastanti, ma solo ventidue [l’equivalente dei trentanove libri delle Scritture Ebraiche secondo la divisione moderna], contenenti la storia di tutti i tempi, che sono giustamente autorizzati”. 


Indicando di sapere che esistevano libri apocrifi, egli continua: 


“Dal tempo di Artaserse al nostro, tutto è stato messo per iscritto, ma i documenti non sono stati considerati così degni di fede come quelli scritti prima, perché l’esatta successione dei profeti cessò”. — Contro Apione, Libro I, par. 8 (secondo la traduzione dell’Interpreter’s Dictionary of the Bible, Vol. 1, pag. 163).


Degna di nota è pure l’osservazione dell’erudito Girolamo, traduttore della Vulgata latina. Nel suo Prologus Galeatus alla Vulgata, elenca i libri ispirati delle Scritture Ebraiche in armonia con il canone ebraico (in cui i trentanove libri sono raggruppati in ventidue) e poi dice: 


“Pertanto vi sono ventidue libri . . . Questo prologo delle Scritture può servire da ulteriore conferma a tutti i libri che traduciamo dall’ebraico in latino; affinché sappiamo che tutto ciò che esula da essi si deve mettere fra gli apocrifi”. 


Scrivendo a una signora di nome Lœta in merito all’istruzione della figlia di lei, Girolamo consigliò:


 “Si devono evitare tutti i libri apocrifi; ma se ella desidera leggerli non per stabilire la veracità delle dottrine, ma con un sentimento di riverenza per le verità che dichiarano, le si deve dire che non sono opera degli autori di cui portano il nome, che contengono molte cose errate, e che trovare l’oro in mezzo all’argilla è un lavoro che richiede grande prudenza”.


Parlando nello specifico del libro di Giuditta una traduzione cattolica, la Nuovissima Versione della Bibbia (NVB, pp. 15, 16), osserva come il suo autore “non si curi di essere preciso nel descrivere i luoghi, le persone e gli avvenimenti, ma faccia largamente uso della propria fantasia”. 


Tra le incoerenze rilevate dall’introduzione c’è questa: viene dichiarato che gli avvenimenti accaddero durante il “regno di Nabucodonosor, che regnò sugli Assiri nella grande città di Ninive”. (Giuditta 1:1, 7 [1:5, 10, Ti]) 


L’introduzione e le note in calce di questa traduzione fanno osservare che Nabucodonosor era re di Babilonia e non regnò mai a Ninive, dal momento che Ninive era stata precedentemente distrutta da suo padre Nabopolassar.


A proposito degli spostamenti dell’esercito di Oloferne, la stessa introduzione suppone che “si tratti di una marcia immaginaria”. 

E un dizionario biblico osserva: “La storia è inventata di sana pianta: altrimenti le sue inesattezze sarebbero incredibili”. — The Illustrated Bible Dictionary, a cura di J. D. Douglas, 1980, vol. 1, p. 76.


Per questi motivi considero non valido ed irrilevante ai fini del corretto intendimento della verità qualsiasi accostamento o parallelismo tra il vangelo di Luca e il libro di Giuditta


C'è di più : non ci sarebbe da escludere la possibilità che Satana possa aver ispirato l'autore del libro di Giuditta a mettere per iscritto determinate frasi con il preciso intento che queste venissero accostate ai vangeli per uno scopo depistatorio. Se Dio può ispirare uomini a mettere per iscritto pensieri e parole Satana può sicuramente fare la stessa cosa. Lo ha fatto ad esempio con il Corano che personalmente considero un'opera di chiara ispirazione Satanica. Poggiare la propria fede e il proprio intendimento su opere di provenienza così pericolosa è come poggiare un edificio su pilastri di materiali completamente diversi tra loro : prima o dopo uno di questi pilastri crollera'


Il prof.continua con quest'altro accostamento :


“E pose la sua tenda in mezzo a noi” (καὶ ἐσκήνωσεν ἐν ἡμῖν): riferimento alla tenda di YHWH nel deserto fra il popolo ebreo diretto verso la terra promessa. E’ uno dei numerosi riferimenti terminologici al vecchio testamento che rivelano la divinità di Gesù.


Risposta


Per rispondere bisogna esaminare quale significato profetico le scritture attribuiscono all'antica tenda per l'adorazione ma prima credo sia importante fare una premessa per precisare un punto


Il fatto che esistano delle similitudini di linguaggio e che si ripetano situazioni dai connotati simili non vuol per forza dire che le persone implicate siano le stesse o siano uguali. Anche in campo umano un padre ed un figlio che hanno una relazione molto stretta facilmente agiscono in modo simile senza per questo essere la stessa persona.


Gesù disse : ‘ogni cosa che il figlio vede fare dal padre questa lui fa pure in modo simile’ (Giovanni 5:19)


Perciò non dovrebbe sorprenderci se in cose che riguardano Gesù riscontriamo gli stessi elementi già riscontrati in cose che riguardavano Geova. Questa non è una prova della trinità ma piuttosto una conferma che il padre e il figlio sono perfettamente uniti nei propositi e nel modo di operare


Inoltre si puo' notare come nelle Scritture elementi e concetti simili si ripetono in diversi racconti senza che i protagonisti implicati siano per forza gli stessi


Ripetizioni nelle scritture


Ad esempio alla trasfigurazione una nube luminosa copre con la sua ombra gli apostoli e dalla nube si ode la voce di Dio (la figura di Dio non scompare nel NT) . All'erezione del tabernacolo una nube si posa sulla tenda di adunanza (tabernacolo) . Nella peregrinazione nel deserto una nube guidava di giorno gli Israeliti nel deserto , circostanza nella quale era direttamente implicato un angelo di Dio (Esodo 14:19) Al Sinai una nube compare con eccezionali manifestazioni della potenza divina e si ode Dio parlare con Mosè dalla nube


In Luca 1:35 l'angelo dice a Maria che la potenza dell' Altissimo* l'avrebbe coperta con la sua ombra . Lo stesso titolo "Altissimo" lo riscontriamo anche in Salmo 83:18 : "Affinché conoscano che tu, il cui nome è Geova, Tu solo sei l’Altissimo su tutta la terra”. (Questo termine o titolo denota unicità di grandezza e viene riferito solo a Dio e mai a Gesù , infatti i termini ‘tu solo’ e ‘Altissimo’ sottolineati dal nome YHWH rimarcano in modo notevole l'unicità e l'impareggiabilita di Dio.Il fatto che lo stesso termine ‘Altissimo’ compaia anche in Luca 1:35 dovrebbe indurre un attento lettore ad escludere un identificazione o una confusione di divinità tra Gesu' che doveva nascere e Geova l'Iddio Altissimo che lo stava proteggendo mediante la sua potenza)


Riguardo all' espressione "ti coprirà con la sua ombra" si nota un espressione simile in Salmo 139:13 : “Poiché tu stesso producesti i miei reni; Mi tenesti coperto nel ventre di mia madre” 


È anche questione di cultura


La ricorrenza di espressioni simili tra di loro sono anche il riflesso del fatto che in una determinata cultura si poteva essere soliti descrivere un'azione o una situazione secondo espressioni figurate ricorrenti tipiche della storia di un popolo. 


La frase 'porre la tenda con' o 'in mezzo a' non fa eccezione perche' anche questa era un'espressione tipica ricorrente fra gli ebrei , la cui storia per una buona fetta fu proprio caratterizzata dal piantare e dimorare in tende.


Le seguenti scritture mostrano infatti come queste espressioni vennero usate non solo nel caso di Dio e di Cristo ma anche in riferimento a semplici uomini :


(Ebrei 11:9 ) “Per fede risiedette come forestiero nel paese della promessa come in un paese straniero, e dimorò in tende con Isacco e Giacobbe, eredi con lui della stessa promessa.”


(Genesi 12:8) Di là si trasferì poi nella regione montagnosa a oriente di Betel e piantò la sua tenda avendo Betel ad occidente e Ai ad oriente. Lì edificò quindi un altare a Geova e invocava il nome di Geova.


(Genesi 13:12) Abramo dimorò nel paese di Canaan, ma Lot dimorò fra le città del Distretto. Infine piantò la tenda vicino a Sodoma.


(Genesi 26:25) Pertanto edificò lì un altare e invocò il nome di Geova e vi piantò la sua tenda, e i servitori di Isacco vi scavarono un pozzo.


(Genesi 31:25) Labano si avvicinò dunque a Giacobbe, allorché Giacobbe aveva piantato la sua tenda sul monte e Labano aveva fatto accampare i suoi fratelli nella regione montagnosa di Galaad. 


(Genesi 35:21) Dopo ciò Israele partì e piantò la sua tenda a una certa distanza al di là della torre di Eder.


(Genesi 38:1) Ora avvenne nel frattempo che quando Giuda scese da presso i suoi fratelli piantò la sua tenda] vicino a un uomo, un adullamita, e il suo nome era Hira.


Quindi nell'espressione ‘pose la sua tenda in mezzo a noi e noi abbiamo visto la sua gloria’ usata da Giovanni non ci sono gli estremi per identificare Cristo con Geova o pareggiare una divinità con l'altra


Per gli Israeliti l'espressione ‘porre la tenda in mezzo a’ voleva semplicemente dire ‘risiedere con’ per cui anche il concetto espresso da Giovanni quando disse che Cristo 'pose la sua tenda in mezzo a noi' era loro assolutamente familiare perche' la loro originale storia partiva da patriarchi che dimoravano in tende , anche come forestieri e residenti temporanei L'intero popolo d'Israele dopo l'uscita dalla,Egitto viveva in tende e il luogo per l'adorazione che venne costruito in quel periodo era anch'esso una tenda . Dio, adattandosi alla vita nomade degli Israeliti , ispiro' Mose' a dire che anche lui avrebbe dimorato o risieduto in una tenda con la sua tenda in mezzo alle loro tende : Esodo 25:8: “Ed essi mi devono fare un santuario, poiché io devo risiedere in mezzo a loro


Considerati questi fatti non trovo assolutamente nulla di strano che anche di Gesu' , il figlio diletto si dica che pose la sua tenda in mezzo a noi e noi abbiamo visto la sua gloria . 


Com'è detto , similitudine di linguaggio,similitudine di azione e similitudine di espressioni linguistiche tipiche di una cultura non significa uguaglianza di divinità.


Quindi , mi pare evidente che nemmeno nell'espressione ‘pose la sua tenda in mezzo a noi e noi abbiamo visto la sua gloria’ usata da Giovanni ci sono gli estremi per identificare Cristo con Geova o pareggiare una divinità con l'altra.


Per cui mi sento di dover correggere la sua frase....


..."E'' solo uno dei numerosi riferimenti terminologici che rivelano la divinità di Cristo" 


con la frase... 


...'è un riferimento terminologico che non fa altro che esprimere il modo in cui secondo la cultura quel tempo si era soliti descrivere una certa situazione e/o che rivela la perfetta armonia e unità di azione che esiste tra Geova e Gesù 


Accostamento tenda-grembo


Sulla stessa falsa riga il prof mi presenta un altro accostamento che mira ha sostenere la divinita' di Gesu' identificando l'antica tenda per l'adorazione che ospitava la presenza di Dio simboleggiata da una nube , con il grembo di Maria , che ospitava Gesu'


Ecco la sua frase: 


"Dio abita in Maria come in un nuovo Santuario” perché l'antico tabernacolo rappresentava qualcos'altro.”


E' corretto questo punto di vista? Cosa doveva quindi rappresentare la tenda nello specifico ? Il corpo di Maria o cos’altro?


Per rispondere basta seguire la spiegazione che l'apostolo Paolo diede riguardo al tabernacolo o tenda di adunanza


La spiegazione di Paolo (aspetto profetico)


“Ora in quanto alle cose di cui si ragiona, questo è il punto principale: Noi abbiamo un tale sommo sacerdote, ed egli si è messo a sedere alla destra del trono della Maestà nei cieli,  pubblico servitore del luogo santo e della vera tenda, che Geova, e non un uomo, eresse.” (Ebrei 8:1, 2)


“…rendono sacro servizio in una rappresentazione tipica e in un’ombra delle cose celesti; come Mosè, quando stava per completare la tenda, ricevette il comando divino: Poiché egli dice: “Guarda di fare ogni cosa secondo il modello che ti fu mostrato sul monte”. (Ebrei 8:5)


Gia questi primi due versetti mettono in relazione l'antica tenda con una disposizione celeste per l'adorazione 


Paolo approfondisce il paragone al cap 9


“Da parte sua, quindi, il [patto] precedente aveva ordinanze di sacro servizio e il [suo] luogo santo terreno. 2 Poiché fu costruito il primo [compartimento della] tenda in cui erano il candelabro e anche la tavola e l’esposizione dei pani; e si chiama “il Luogo Santo”. 3 Ma dietro la seconda cortina c’era il [compartimento della] tenda chiamato “il Santissimo”. 4 Questo aveva un incensiere d’oro e l’arca del patto ricoperta d’oro da ogni parte, nella quale erano una giara d’oro contenente la manna e la verga di Aaronne che germogliò e le tavolette del patto; 5 ma al di sopra d’essa c’erano i gloriosi cherubini che coprivano con la loro ombra il propiziatorio. Ma ora non è il tempo di parlare di queste cose nei particolari. 6 Essendo state così costruite queste cose, i sacerdoti entrano in ogni tempo nel primo [compartimento della] tenda per compiere i servizi sacri; 7 ma nel secondo [compartimento] solo il sommo sacerdote entra una volta l’anno, non senza sangue, che egli offre per se stesso e per i peccati di ignoranza del popolo. 8 Così lo spirito santo fa capire che la via del luogo santo non era ancora stata resa manifesta mentre era in piedi la prima tenda. 9 Questa medesima [tenda] è un’illustrazione per il tempo fissato che ora è venuto, e conforme ad essa si offrono sia doni che sacrifici. Comunque, questi non possono rendere perfetto in quanto alla sua coscienza [l’uomo] che fa il servizio sacro, 10 ma hanno a che fare solo con cibi e bevande e vari battesimi. Erano esigenze legali relative alla carne e furono imposte fino al tempo fissato per mettere le cose a posto. 11 Comunque, quando Cristo venne come sommo sacerdote delle buone cose adempiute, attraverso la tenda più grande e più perfetta non fatta con mani, cioè non di questa creazione, 12 entrò una volta per sempre nel luogo santo, no, non con sangue di capri e di giovani tori, ma col proprio sangue, e ottenne [per noi] una liberazione eterna. 13 Poiché se il sangue di capri e di tori e la cenere di una giovenca aspersa su quelli che si sono contaminati santifica in quanto alla purità della carne, 14 quanto più il sangue del Cristo, che per mezzo di uno spirito eterno offrì se stesso senza macchia a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere morte affinché rendiamo sacro servizio all’Iddio vivente! 15 Ed è per questo che egli è mediatore di un nuovo patto, affinché, essendo avvenuta la morte per la [loro] liberazione mediante riscatto dalle trasgressioni sotto il precedente patto, i chiamati ricevano la promessa dell’eredità eterna. 16 Poiché dove c’è un patto, è necessario che abbia luogo la morte dell’[uomo] che ha fatto il patto. 17 Poiché il patto è valido alla morte [delle vittime], giacché non ha vigore in nessun tempo mentre vive l’[uomo] che ha fatto il patto. 18 Di conseguenza nemmeno il [patto] precedente fu inaugurato senza sangue. 19 Poiché quando ogni comandamento secondo la Legge era stato dichiarato da Mosè a tutto il popolo, egli prese il sangue dei giovani tori e dei capri con acqua e lana scarlatta e issopo e asperse il libro stesso e tutto il popolo, 20 dicendo: “Questo è il sangue del patto che Dio ha ordinato per voi”. 21 E asperse similmente col sangue la tenda e tutti i vasi del servizio pubblico. 22 Sì, quasi tutte le cose sono purificate col sangue secondo la Legge, e se il sangue non è versato non ha luogo nessun perdono. 23 Perciò era necessario che le rappresentazioni tipiche delle cose nei cieli fossero purificate con questi mezzi, ma le cose celesti stesse con sacrifici che sono migliori di tali sacrifici. 24 Poiché Cristo entrò non in un luogo santo fatto con mani, che è una copia della realtà, ma nel cielo stesso, per comparire ora dinanzi alla persona di Dio per noi. 25 E non è per offrire se stesso spesso, come in realtà il sommo sacerdote entra nel luogo santo di anno in anno con sangue non suo. 26 Altrimenti, egli avrebbe dovuto soffrire spesso dalla fondazione del mondo. Ma ora si è manifestato una volta per sempre al termine dei sistemi di cose per togliere il peccato per mezzo del sacrificio di se stesso. 27 E come agli uomini è riservato di morire una volta per sempre, ma dopo ciò un giudizio, 28 così anche il Cristo fu offerto una volta per sempre per portare i peccati di molti; e la seconda volta apparirà indipendentemente dal peccato e a quelli che premurosamente lo cercano per la [loro] salvezza.”


Dal ragionamento di Paolo comprendiamo dunque che la tenda di adunanza nella quale il sommo sacerdote offriva sacrifici animali per l’espiazione dei peccati del popolo doveva rappresentare la disposizione celeste basata sul sacrificio di riscatto di Gesù per la remissione dei peccati di tutti coloro che ripongono fede in tale sacrificio . Per cui la frase che lei dice ...:


 “Dio abita in Maria come in un nuovo santuario


...non' è in armonia con le scritture le quali in nessun punto dicono che l'antica tenda rappresentasse il corpo di Maria.


C'è di più. Secondo Paolo la nuova tenda o il nuovo santuario sarebbe venuto all’esistenza solo dopo la morte e la risurrezione di Gesù :


 Paolo dice


 “… quando Cristo venne come sommo sacerdote (dopo la sua morte) delle buone cose adempiute (dopo la sua morte) , attraverso la tenda più grande …. dove c’è un patto, è necessario che abbia luogo la morte dell’[uomo] che ha fatto il patto.”


Gesù dopo la sua morte entra nel nuovo santuario , nel cielo, nella nuova tenda e la inaugura con il suo sangue


Anche a livello temporale quindi l'aspetto profetico esclude ogni accostamento dell' antica tenda o Santuario con il corpo di Maria. 


Ma oltre all'aspetto profetico ce n'è anche un altro:


Aspetto linguistico


L'espressione 'porre la sua tenda' richiama figurativamente l'idea della transitorietà di una residenza temporanea


Infatti Cristo fece un esperienza fugace sulla terra , transitoria , per uno scopo preciso dopodiché tornò in cielo il luogo dal quale era venuto . Piantò tra noi solo una tenda , non una dimora permanente (benché avesse i poteri per essere vivo ancora adesso come essere umano.


In Giovanni 8:23 disse: 


"Voi siete dei reami di sotto; io sono dei reami di sopra. Voi siete di questo mondo; io non sono di questo mondo. io sono dei reami di sopra voi siete dei reami di sotto"


Anche Paolo e Pietro utilizzarono la figura della tenda nel senso di transitorieta' , di provvisorietà della propria esperienza terrena:


(2 Pietro 1:13-15) Ma considero giusto, finché sono in questo tabernacolo, destarvi mediante il ricordo, 14 sapendo che presto avverrà la deposizione del mio tabernacolo, come mi indicò anche il nostro Signore Gesù Cristo. 15 E così farò tutto il possibile affinché, dopo la mia partenza, possiate in ogni tempo far menzione di queste cose per vostro conto.


(2 Corinti 5:1) Poiché sappiamo che se la nostra casa terrestre, questa tenda, è dissolta, abbiamo da Dio un edificio, una casa non fatta con mani, eterna nei cieli


Paolo che Pietro si consideravano residenti forestieri e avevano la prospettiva , in virtu' del patto del regno che Gesu' contrasse con i suoi primi seguaci di lasciare per sempre la terra ( non sperando quindi nemmeno in una risurrezione terrena futura) e di ereditare il Regno con Cristo nei cieli , nella vera tenda.


Il loro tabernacolo o tenda , il loro corpo, era provvisorio e doveva essere sostituito alla loro morte con un corpo spirituale ed immortale come eredi del regno :


1 Pietro 1:4: per un’eredità incorruttibile e incontaminata e durevole. Essa è riservata nei cieli per voi…

                   


Ultimo accostamento : IL MONTE


Le parole del prof


'Che Dio nel VT sia legislatore è alla base dell'ebraismo. L'ebraismo nasce da un patto che Dio stesso propone ad Abramo prima e al popolo ebreo dopo. L'incontro fra Dio e l'uomo avviene proprio su questa base: Io mi impegno a proteggerti dai tuoi nemici, tu ti impegni a rispettare la mia legge. Sul Sinai coperto da una densa nube, tra lampi e tuoni, in modo solenne, Dio dà il famoso decalogo (Esodo 20,1-17). Sul monte delle beatitudini Gesù dà i suoi comandamenti.'


Esodo 24,12 -13: "Il Signore disse a Mosè: «Sali verso di me sul monte e rimani lassù: io ti darò le tavole di pietra, la legge e i comandamenti che io ho scritto per istruirli». Mosè si alzò con Giosuè, suo aiutante, e Mosè salì sul monte di Dio".


Matteo 5,1-2: "Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo... "


Risposta


La similitudine di situazione sul luogo in cui vengono date istruzioni esiste , ma ritengo forzato vederla come una prova della trinità per le stesse ragioni espresse in precedenza che ripeto : Il fatto che esistano delle similitudini di linguaggio e che si ripetano situazioni dai connotati simili non vuol per forza dire che le persone implicate siano le stesse o siano uguali.Anche in campo umano un padre ed un figlio che hanno una relazione molto stretta facilmente agiscono in modo simile senza per questo essere la stessa persona. Gesù disse : ‘ogni cosa che il figlio vede fare dal padre questa lui fa pure in modo simile’ (Giovanni 5:19) Perciò non dovrebbe sorprenderci se in cose che riguardano Gesù riscontriamo gli stessi elementi già riscontrati in cose che riguardavano Geova. Questa non è una prova della trinità ma è una solida prova o, se vogliamo,un assicurazione per noi esseri umani che il padre e il figlio sono perfettamente uniti nei propositi e nel modo di operare.


Credo sia comunque importante capire il perche' Gesu' scelse proprio un monte per ammaestrare i discepoli e , per far questo , dobbiamo analizzare due significati che la Bibbia dà alla parola "MONTE"


1°significato : MONTE = GOVERNO


Monte = Governo di Dio che porta benedizioni in tutta la terra :


(Daniele 2:35)...E in quanto alla pietra che urtò l’immagine, divenne un ampio monte e riempì l’intera terra


(Daniele 2:44, 45) “E ai giorni di quei re l’Iddio del cielo stabilirà un regno che non sarà mai ridotto in rovina. E il regno stesso non passerà ad alcun altro popolo. Esso stritolerà tutti questi regni e porrà loro fine, ed esso stesso sussisterà a tempi indefiniti; giacché hai visto che dal monte fu tagliata una pietra non da mani, e [che] essa stritolò il ferro, il rame, l’argilla modellata, l’argento e l’oro...


(Sl 72:3) “I monti rechino pace al popolo, anche i colli, mediante giustizia”.


(Isaia 25:6) “E Geova degli eserciti certamente farà per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di piatti ben oliati, un banchetto di [vini] chiariti, di piatti ben oliati pieni di midollo, di [vini] chiariti, filtrati.” 


(Isaia 11:9) “Non faranno danno né causeranno rovina in tutto il mio monte santo; perché la terra sarà certamente piena della conoscenza di Geova come le acque coprono il medesimo mare.”


(Isaia 65:25) “Il lupo e l’agnello stessi pasceranno insieme, e il leone mangerà la paglia proprio come il toro; e in quanto al serpente, il suo cibo sarà la polvere. Non faranno danno né causeranno rovina in tutto il mio monte santo”, ha detto Geova.” ( Isaia mette in relazione le benedizioni che Dio elargirà all’umanità attraverso il suo Regno con un monte: )


Monte= governi umani


(Rivelazione 17:9-11,18) “Qui sta l’intelligenza che ha sapienza: Le sette teste significano sette monti, in cima ai quali la donna siede.  E ci sono sette re: cinque sono caduti, uno è, l’altro non è ancora arrivato, ma quando sarà arrivato dovrà rimanere per breve tempo... ( 7 monti =7 re )


(Geremia 51:24, 25) E certamente ripagherò a Babilonia e a tutti gli abitanti della Caldea tutta la loro malizia che hanno commesso in Sion davanti ai vostri occhi”, è l’espressione di Geova. “Ecco, sono contro di te, o monte rovinoso”, è l’espressione di Geova, “che rovini l’intera terra; e certamente stenderò la mia mano contro di te e ti rotolerò dalle rupi e farò di te un monte arso”.(Denuncia contro il governo di Babilonia)


Monte = Governo di Davide


(Sl 30:7) “Hai fatto sì che il mio monte si ergesse nella forza (Davide ringrazia Dio per aver esaltato e stabilito il suo governo)


(2 Samuele 5:12) “E Davide seppe che Geova lo aveva fermamente stabilito come re su Israele e che aveva esaltato il suo regno"


2° significato : MONTE = ADORAZIONE


MONTE = luogo santo , adorazione santa 


“La regione montagnosa di Basan è un monte di Dio ; la regione montagnosa di Basan è un monte di vette...Geova stesso vi risiederà per sempre. . . . Geova stesso è venuto dal Sinai nel luogo santo”. (Sl 68:15-17) 


Al MONTE vengono portati DONI 


(Isaia 66:20) “E da tutte le nazioni realmente condurranno tutti i vostri fratelli come dono a Geova, su cavalli e in carri e in carri coperti e su muli e su veloci cammelle al mio santo monte, Gerusalemme”, ha detto Geova, “proprio come quando i figli d’Israele portano il dono in un vaso puro nella casa di Geova”.


(Isaia 18:7) “In quel tempo sarà portato a Geova degli eserciti un dono...al luogo del nome di Geova degli eserciti, il monte Sion”. (Portare un dono a Dio ha a che vedere con l'adorazione santa )


Poiché lì vi si trovava il tempio per l'dorazione santa anche la citta' di Gerusalemme, era chiamata “santo monte” e "Sion:


(Gioele 3:17) “E dovrete conoscere che io sono Geova vostro Dio, che risiedo in Sion mio monte santo. E Gerusalemme deve divenire un luogo santo; e riguardo agli estranei, non vi passeranno più.” 


Davide prega per il ripristino della pura adorazione:


(Daniele 9:16) “O Geova, secondo tutti i tuoi atti di giustizia, ti prego, si ritirino la tua ira e il tuo furore dalla tua città Gerusalemme, tuo santo monte, poiché, a causa dei nostri peccati e a causa degli errori dei nostri antenati, Gerusalemme e il tuo popolo sono oggetto di biasimo presso tutti quelli che sono intorno a noi”.


(Daniele 9:20) “Mentre ancora parlavo e pregavo e confessavo il mio peccato e il peccato del mio popolo Israele e facevo cadere la mia richiesta di favore dinanzi a Geova mio Dio riguardo al santo monte del mio Dio,”

Anticamente monti e colli servivano come luoghi di adorazione idolatrica e come santuari di false divinità:


MONTE = luogo impuro , adorazione impura


(Deuteronomio 12:2) Dovete assolutamente distruggere tutti i luoghi dove le nazioni che state per spodestare hanno servito i loro dèi, sugli alti monti e sui colli e sotto ogni albero lussureggiante.


(Geremia 3:6) E Geova mi diceva ai giorni di Giosia il re: “‘Hai visto ciò che ha fatto l’infedele Israele? Essa va su ogni alto monte e sotto ogni albero lussureggiante, per commettervi prostituzione.


(Ezechiele 18:6,11,15) non mangiò sui monti e non alzò i suoi occhi agli idoli di letame della casa d’Israele, e non contaminò la moglie del suo compagno e non si avvicinava a una donna nella sua impurità;… (ma egli stesso non ha fatto nessuna di queste medesime cose); nel caso che abbia mangiato anche sui monti, e abbia contaminato la moglie del suo compagno;…Non ha mangiato sui monti, e non ha alzato gli occhi agli idoli di letame della casa d’Israele; non ha contaminato la moglie del suo compagno;


(Osea 4:13) Essi sacrificano sulle cime dei monti, e fanno fumo di sacrificio sui colli, sotto l’albero massiccio e lo storace e il grosso albero, perché la sua ombra è buona. Perciò le vostre figlie commettono fornicazione e le vostre proprie nuore commettono adulterio.


Conclusione


Dopo questa disamina scritturale riguardo al significato della parola "monte" , significato legato a REGNO e ADORAZIONE non 'e' per niente strano osservare che Gesù cominciò ad ammaestrare i suoi discepoli , i suoi sudditi , proprio da un monte , un luogo che nella mente degli ebrei richiamava il significato di governo e adorazione.D'altra parte lui era il loro RE ( MONTE = GOVERNO ) e il loro capo spirituale ( MONTE = ADORAZIONE ) e questo fatto non da' alcun motivo per identificare Dio con Gesu' o concludere che lui e Dio condividano lo stesso grado di divinita'