Giovanni 1:1


Introduzione


Non ho voluto includere la trattazione di Giovanni 1:1 nella pagina 'passi trinitari' perché ho ritenuto che questa meritasse un approfondimento a parte , dal momento che il passo in questione viene considerato il passo principe , il passo cardine a sostegno della trinita'


Il prof scrive...


“La spiegazione che voi date al passo si limita a dire che la frase può anche essere tradotta “Il Verbo era un Dio”, nel significato che il Verbo era potente e grande; non andate oltre; vi fermate ad una notazione di carattere linguistico e omettete qualunque analisi di tipo storico-culturale; ritieni che possa essere convincente per me? Non solo non è convincente, ma rafforza la mia convinzione che a voi sfugge completamente il significato più profondo delle Scritture, anche se fate sfoggio di citare a memoria passi della Bibbia con i riferimenti di capitoli e versetti.”


Risposta 


Perche' dovremmo fare sfoggio ? Cosa ci guadagneremmo ? La conoscenza biblica non' e' qualcosa da sfoggiare ma da usare a beneficio del prossimo anche se spesso si viene ripagati con indifferenza o ostilità , non raramente da parte di chi ritiene che siamo dei poveri ignoranti , illetterati e ignari del significato più profondo delle scritture . A parte che ciò che ci motiva è l' amore per Dio e per il prossimo , ma quale sarebbe il significato piu' profondo delle scritture? La dottrina della trinita' ? Comprendere che Dio e Cristo condividono la stessa sostanza e lo stesso primato di divinita' ? La mia comprensione delle scritture deve essere filtrata dalle idee esistenziali di Platone , Aristotele e Plutarco ? Chi ignora la filosofia greca è tagliato fuori dall' illuminazione ? 


I filosofi hanno elaborato dei concetti per cercare di comprendere cose che spesso travalicano i limiti della comprensione umana : lo spazio , il tempo , la materia , la sostanza , l' eternita' , Dio , ma non mi risulta che abbiano fondato le loro riflessioni sulla conoscenza degli scritti sacri .


Non'e importante ? Per Paolo lo era. Il giovane Timoteo fu lodato da Paolo perche' dall' infanzia aveva conosciuto gli scritti sacri e disse che questi avrebbero potuto renderlo saggio per la salvezza . 


Ho fatto questo paragone tra i filosofi greci del tempo di Paolo e il giovane Timoteo per evidenziare un punto di fondo : La salvezza non dipende dalla conoscenza della filosofia greca ma dalla conoscenza degli scritti sacri.  


Ora Paolo non disse mai , ne' a Timoteo ne' ad altri suoi contemporanei , che la massima comprensione del significato più profondo degli scritti sacri fosse conseguente ad una conoscenza delle idee Platoniche e Aristoteliche . Se l' avesse detto ci sarebbe stata una base piu' che valida per porre la conoscenza della filosofia come condizione imprescindibile per l' illuminazione. Ma Paolo non pose questa condizione e Dio tantomeno poiche' le scritture affermano che ' Dio non' e' parziale ma in ogni nazione l'uomo che lo teme e opera giustizia gli e' accetto.( Atti )


Un versetto va compreso nella logica contestuale del testo che lo contiene e non per forza , ne' primariamente alla luce degli scritti filosofici contemporanei . Non e' obiettivo estrapolare una parola del versetto e conferirgli automaticamente la connotazione filosofica di significato che una certa corrente di pensiero gli attribuiva al tempo in cui venne scritta , come se tutto il ragionamento di contorno sostenesse una determinata idea .


Anche in campo filosofico c'erano correnti diverse allora ma non ' è pensabile che si potesse estrapolare una frase da uno scritto filosofico di una corrente e utilizzarlo per promuoverne un ' altra. Dunque perche' privare gli scritti di Giovanni e di Paolo della loro peculiare natura di significato e far discendere le loro frasi dall' una o dall' altra corrente di pensiero ? Non potevano le parole di Paolo o di Giovanni avere un loro proprio percorso o una diversa derivazione? Perche' concentrare l' analisi storico culturale delle loro parole esclusivamente al mondo greco e non al mondo ebraico? Non erano Ebrei Giovanni e Paolo ? L'ebraismo fu eclissato totalmente dall'ellenismo? 


Per interpretare le Scritture è utile tenere conto di una frase che Giuseppe disse a Faraone prima di interpretare il suo sogno . Giuseppe disse : "le interpretazioni non appartengono a Dio?" Se l' interpretazione non appartiene all' uomo ma a Dio è chiaro che per comprendere la parola di Dio e' sicuramente essenziale rivolgersi alla parola ispirata di Dio , ossia la Bibbia nella sua interezza. E qui torniamo al concetto che restringe la comprensione del testo biblico all' unica cosa veramente necessaria , cioe' al contesto. Il contesto biblico chiarsce il versetto biblico che, se preso a sé , potrebbe dar l' idea di sostenere una certa idea filosofica. Ecco spiegato perche' ci fermiamo ad una notazione di carattere linguistico . Per il fatto che questa notazione ammette una possibilita' traduttiva che si armonizza col contesto dell' intera Bibbia. Francamente parlando , considerata anche la capacita' di Satana di ispirare idee e concetti , non ci interessa piu' di tanto andare a fondo del contesto filosofico dell' epoca perche' non riteniamo che questo sforzo possa rappresentare veramente la chiave per la comprensione del versetto. Piuttosto la consideriamo una possibile e probabile corrente depistatoria e quindi la evitiamo preferendo rimanere nell' ignoranza o nella semi ignoranza al riguardo , solidali di tutti quei poveri cuori umili (ma ignoranti) sparsi per il mondo che tanto desiderano conoscere , amare e servire Dio ma cosi tanto poco sanno di Plutarco Aristotele e Platone .Così mi viene da pensare che quella che lei chiama 'convinzione' altro non sia in realta' che 'soddisfazione intelletttuale'. Evidentemente non la soddisfano i ragionamenti dei bambini come noi perche' escludono quell'apparato filosofico a lei tanto caro per la percezione di appagamento mentale che le trasmette. 


Ho fatto tutto questo ragionamento come premessa per dire che non consideriamo l'attenta analisi storico-culturale dell'epoca come condizione indispensabile per comprendere nella misura dovuta il senso di Giovanni 1:1 ( e lo stesso dicasi di tanti altri versetti) ma ora , suo malgrado , dovro' proseguire , sperando di non annoiarla , con le banali considerazioni che stanno alla base della nostra scelta traduttiva


Il contesto ampio


Inutile dire che ogni traduttore renderà conto di se stesso davanti a Dio . I Testimoni di Geova , comunque , hanno ritenuto di tradurre il verso in base a come hanno compreso dal contesto dell' intera Bibbia la relazione tra Dio e Cristo : cioè che Dio e Cristo sono due persone con personalità distinte e che l’identità di Cristo e separata da quella di Dio ed ebbe un punto di partenza . Quindi hanno inserito l'articolo "un" per rendere l’idea nella lingua italiana che il logos era di natura divina ma non l’Iddio Onnipotente e per rimarcare ancor meglio questo concetto hanno riportato dopo l'articolo la parola "dio" al minuscolo.


Il contesto ampio giustifica l’articolo indeterminativo? 


L’intera Bibbia attesta che Gesù e' un dio ma non è l’Iddio Onnipotente. La posizione di Gesù è molto superiore a quella degli angeli, degli uomini imperfetti o di Satana. Anche di questi ultimi se ne parla nella Bibbia come di “dèi” e di 'potenti'. A maggior ragione di Gesù si parla come di “un dio” o se si preferisce come di "Dio" .Ad esempio a motivo della sua elevata posizione rispetto agli uomini, Gesù viene profeticamente definito in Isaia 9:6 : “Dio potente” “Consigliere meraviglioso” “Principe della pace”e“Padre eterno” (Quest' ultima definizione è appropriata poichè in virtu' del suo sacrificio molti potranno vivere in eterno e riconoscerlo per sempre come loro Padre). L’espressione “Dio potente” differenzia il Principe della pace , Gesù Cristo , da Dio che nella Bibbia viene definito “Onnipotente” Inoltre , definendo Geova Dio l' “Onnipotente” la Bibbia fa una netta distinzione da altri che vengono pure chiamati dèi ma occupano una posizione inferiore.  


Gesu' stesso ritenne opportuno sottolineare la distinzione tra lui e il Padre. 


Disse :


(Giovanni 14:28) Avete udito che vi ho detto: Vado via e torno da voi. Se mi amaste, vi rallegrereste che me ne vado al Padre, perché il Padre è maggiore di me.


(Giovanni 20:17) Gesù le disse: “Smetti di stringerti a me. Poiché non sono ancora asceso al Padre. Ma va dai miei fratelli e di’ loro: ‘Io ascendo al Padre mio e Padre vostro e all’Iddio mio e Iddio vostro’”.


DIRE che Gesù Cristo è “un dio” non contrasta con l’insegnamento biblico dell’esistenza di un solo Dio perché come si è detto , a volte la Bibbia usa questo termine in riferimento a creature potenti o a uomini importanti :


Salmo 82:1 :


Dio si pone nell’assemblea del Divino; In mezzo agli dèi giudica:


Salmo 8:5 : 

 

“Lo facevi [l’uomo] anche un poco inferiore a quelli simili a Dio [ebraico ’elohìm]”, cioè agli angeli. 


Giovanni 10:34, 35


"Gesù rispose loro: “Non è scritto nella vostra Legge: ‘Ho detto: “Voi siete dèi”’?Se egli chiamò ‘dèi’ quelli contro i quali venne la parola di Dio, e la Scrittura non può essere annullata, dite voi a me che il Padre ha santificato e inviato nel mondo: ‘Tu bestemmi’, perché ho detto: Sono Figlio di Dio? (Qui Gesu' si stava difendendo dall’accusa dei giudei secondo cui egli pretendeva di essere Dio e fece notare loro che la Legge aveva “chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio”, cioè giudici umani )


2 Corinti 4:4 (CEI) :


“ai quali il dio di questo mondo ha accecato la mente incredula ,perché non vedano lo splendore del glorioso vangelo di Cristo che è l’immagine di Dio”(Qui ad essere definito 'dio' e' Satana , infatti in nota a questo verso la stessa versione della Cei dice: “il dio di questo mondo è Satana" :cfr. Ef 2,2;Gv 12,31; 14,30)


Che il contesto ampio non giustifica il modo in cui viene comunemente tradotto Gv 1:1 lo riconosce anche il il teologo cattolico Karl Rahner dove nel Bollettino della Biblioteca John Rylands di Manchester, in Inghilterra, osserva che anche se in versetti come Giovanni 1:1 theòs è usato in riferimento a Cristo, “in nessuno di questi casi è usato in maniera tale da identificare Gesù con colui che altrove nel Nuovo Testamento è chiamato ‘ho Theos’, cioè l’Iddio Supremo e aggiunge: "Se gli scrittori neotestamentari avessero ritenuto di vitale importanza che i fedeli confessassero Gesù come ‘Dio’, come si spiega la quasi totale assenza di questa confessione nel Nuovo Testamento?” — Bulletin of the John Rylands Library, 1967-68, vol. 50, p. 253.


Dopo aver analizzato il contesto ampio prendiamo in esame alcuni aspetti legati al contesto immediato e ad una regola grammaticale.


Il contesto immediato


GIOVANNI 1:1 dice che "la Parola era presso Dio" 


La considerazione logica ( non filosofica ) è che se si è “presso” qualcuno non si può essere quel qualcuno. 


Un periodico specializzato diretto dal gesuita Joseph A. Fitzmyer dice che se l’ultima parte di Giovanni 1:1 dovesse intendersi come “il” Dio, ciò “contraddirebbe la frase precedente”, secondo cui la Parola era “presso” Dio. — Journal of Biblical Literature, 1973, vol. 92, p. 85.


Secondo alcuni , però inserire l' articolo indeterminativo "un" in Gv 1:1 non' è rispettoso di una regola di grammatica greca. Vediamo quale.


Regola grammaticale di Colwell


La regola grammaticale descritta nel 1933 da E.C. Colwell, studioso di greco , dice che se nel testo greco , un predicato nominale si trova prima di un verbo va in genere considerato come se fosse preceduto dall’articolo determinativo mentre l' articolo indeterminativo [“un”] si inserisce soltanto se lo richiede il contesto.


A quanto pare per Colwell il contesto di Giovanni e del resto delle Scritture non giustificano il fare un eccezione a questa regola per cui anche lui , come altri , ritiene che Giovanni 1:1 andrebbe compreso in questo modo : “e [il] Dio era la Parola”.


Non metto in discussione la validita' tecnica della regola ma ho potuto osservare che in diversi versetti questa regola non è stata applicata per poter rispettare il carattere qualitativo del predicato nominale citato e quindi si è dovuto inserire l’articolo indeterminativo “un”. 


Per esempio, in Marco 6:49 (Con) si legge che quando i discepoli videro Gesù camminare sull’acqua “pensarono che fosse un fantasma”. 


Nel testo greco davanti a “fantasma” non c’è l’articolo indeterminativo “un”. Ma in italiano tutti i traduttori lo aggiungono, perché la traduzione “fosse fantasma” non sarebbe accettabile. 


Un altro esempio : Nel capitolo 8 di Giovanni, al versetto 44 Gesù, parlando del Diavolo, dice: 


“Egli fu un omicida quando cominciò . . . È un bugiardo e il padre della menzogna”. 


Nell'originale greco , in entrambe queste espressioni il predicato nominale (“omicida”, “bugiardo”) precede il verbo ed è privo dell’articolo determinativo. 


In ciascun caso viene descritta una qualità o caratteristica del Diavolo, e in molte traduzioni in lingua moderna è necessario inserire l’articolo indeterminativo (“un”) per rendere l’idea .


La “Bibbia del Re Giacomo” rende così queste espressioni:


“Egli fu un omicida . . . è un bugiardo e padre [della menzogna]”. 


Costruzioni simili si trovano anche nelle seguenti scritture:


(Marco 11:32) Ma osiamo dire: ‘Dagli uomini’?” . . . Essi avevano timore della folla, poiché tutti questi ritenevano che Giovanni era stato veramente un profeta.


(Giovanni 4:19) La donna gli disse: “Signore, vedo che sei un profeta.


(Giovanni 6:70) Gesù rispose loro: “Io ho scelto voi dodici, non è vero? Eppure uno di voi è un calunniatore”.


(Giovanni 9:17) Quindi dissero di nuovo al cieco: “Che dici di lui, visto che ha aperto i tuoi occhi?” L’uomo disse: “È un profeta”.


(Giovanni 10:1) “Verissimamente vi dico: Chi non entra nell’ovile delle pecore per la porta ma vi sale da qualche altro luogo, quello è un ladro e un rapinatore.


(Giovanni 10:13) perché è un salariato e non si cura delle pecore.


(Giovanni 10:21) Altri dicevano: “Queste non sono le parole di un indemoniato. Un demonio non può aprire gli occhi ai ciechi, vi pare?”


Ho controllato queste scritture nella versione cattolica della CEI e ho visto che invariabilmente inserisce l’articolo indeterminativo a motivo della natura qualitativa dei predicati nominali implicati


A questo punto della questione il vero nodo del problema è determinare se il predicato nominale theos riportato nella parte finale di Giovanni 1:1 sia determinato o qualitativo. 


Secondo Colwell è determinato , per cui ritiene che Giovanni 1:1 andrebbe compreso in questo modo : “e [il] Dio era la Parola”.


Ma c'è chi non' è daccordo con lui.


Ad esempio sul Journal of Biblical Literature si legge:


[Proposizioni] “con un predicato privo di articolo che precede il verbo, hanno primariamente significato qualitativo" .... “Penso che la forza qualitativa del predicato sia così notevole che il nome [theòs] non può essere considerato determinato”.— Journal of Biblical Literature, 1973, vol. 92, p. 85.  Op. cit., pp. 85, 87.


Anche Joseph Henry Thayer, teologo e studioso che collaborò alla realizzazione dell’American Standard Version ritiene che il predicato in questione sia di natura qualitativa.  


Dichiarò :


“Il Logos era divino, non l’Essere divino stesso”. 


Il gesuita John L. McKenzie sostiene la stessa tesi così che nel suo dizionario biblico scrive: 


“A rigor di termini Gv 1,1 dovrebbe essere tradotto così: ‘. . . la parola era un essere divino’”. — Trad. di F. Gentiloni Silveri, Assisi 1973, p. 251.


Personalmente credo che “il logos era un essere divino” o “un essere simile a Dio” sono buone traduzioni, ma anche tradurre "un dio" rende bene l' idea di un essere che più di ogni altro imita alla perfezione il padre in ogni suo aspetto al punto di poter essere definito "dio" . Inoltre questo concetto si armonizza alla perfezione con il significato di un nome che nella Bibbia viene riportato in Rivelazione e che si riferisce a Gesu' , cioè "Michele" ( Chi è simile a Dio ? )


Ecco di seguito altre versioni che hanno tradotto il verso in modo simile :


1808: “e la parola era un dio”. The New Testament in an Improved Version, Upon the basis of Archbishop Newcome’s New Translation: With A Corrected Text.


1864: “e un dio era la parola”. The Emphatic Diaglott, di Benjamin Wilson.


1928: “e la Parola era un essere divino”. La Bible du Centenaire, L’Evangile selon Jean, di Maurice Goguel.


1935: “e la Parola era divina”. The Bible—An American Translation, di Smith e Goodspeed.


1946: “e di specie divina era la Parola”. Das Neue Testament, di Ludwig Thimme.


1950: “e la Parola era un dio”. New World Translation of the Christian Greek Scriptures.


1958: “e la Parola era un Dio”. The New Testament, di James L. Tomanek.


1975: “e un dio (o, di specie divina) era la Parola”. Das Evangelium nach Johannes, di Siegfried Schulz.


1978: “e di una sorta simile a Dio era il Logos”. Das Evangelium nach Johannes, di Johannes Schneider.


Questione dottrinale


Scrivere “il logos era Dio” e scrivere “il logos era un dio" o "di natura divina" fa una grossa differenza sotto il profilo dottrinale : nel primo caso si lascia intendere che Dio e il logos sono la stessa cosa o persona , nel secondo si lascia intendere che il logos pur essendo della stessa essenza o natura del padre non'e' il Padre stesso , come dire che io e lei condividiamo la stessa natura di uomini di carne ma non siamo lo stesso uomo. Cosi' Gesu’ e Dio condividono la stessa natura divina di spirito ma non sono lo stesso Dio , né condividono la stessa identità e lo stesso primato di eternita'. Questo concetto traspare dalle scritture .


Considerazioni conclusive


Se dovessimo basarci sull' idea filosofica che tutte le creature esistevano già nella mente di Dio prima di essere create allora potremmo arrivare ad argomentare che tutti siamo Dio e tutti siamo eterni come Dio perche' siamo semplicemente una parte del Dio che è stata incarnata .Pero' andremmo ad avventurarci in concetti che per quanto affascinanti non sono dimostrabili umanamente parlando e quindi si rischia solo di travalicare i limiti della comprensione umana e finire in un' inutile speculazione intellettuale che che tra l' altro non ci compete . 


Ripeto quindi la frase già scritta prima : 


"Ecco perché ci fermiamo ad una notazione di carattere linguistico. Per il fatto che questa notazione ammette una possibilita' traduttiva che si armonizza col contesto dell' intera Bibbia." 


Cerchiamo l'armonia con il contesto biblico non l' armonia con la filosofia perche' altrimenti oltrepasseremmo i limiti del traduttore sconfinando nella speculazione esegetica .


In definitiva comunque il punto è di fondo è questo :Senza preconcetti filosofico-trinitari il senso dei versetti appare logico e chiaro solo considerando i contesti e il tenore delle conversazioni tra Gesù e i giudei o tra Gesù e i suoi discepoli . Con delle forti convinzioni filosofiche invece e con la convinzione che la lettura e la traduzione del testo siano imprescindibilmente legate alla cultura e alla filosofia greca è chiaro che non si può non vedere in vari passi l’enunciazione di una trinità o di un tassello di questa dottrina.